25 Novembre

GRIMM BAND

“Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci”.

(Ernest Hemingway)

25 Novembre

Stamattina ero seduto al mio solito bar per fare colazione. Tra un sorso di caffè ed un’occhiata al telefono mi è capitato di sentire la conversazione che due signori stavano avendo nel tavolo in parte al mio.

Il tema era l’esistenza o meno del femminicidio come fenomeno sociale. Un signore, alto, barbuto e poco sveglio, e non perché fosse mattina, sosteneva che il femminicidio è un’invenzione giuridica. L’altro signore, profondamente interessato all’argomento, sembrava non concordare con questa visione del suo amico.

Intento ad ascoltare e dimenticare al contempo mi sono cimentato in una riflessione interna.

Il femminicidio è un argomento che preferirei non trattare perché il fatto stesso che se ne possa parlare lo rende un fenomeno brutalmente reale. Penso che quanto detto dal nostro “amico barbuto” sia profondamente sbagliato. Il femminicidio purtroppo esiste e non è paragonabile ad un “normale” omicidio.

Questa affermazione non è una semplice opinione ma una realtà che è sociologicamente vera e rappresentativa di una triste realtà.

Paro dal presupposto che non esistono morti di “Seria A” o di “Serie B”. Ogni omicidio è ugualmente terribile e da condannare.

Ma allora che cosa differenzia queste due atrocità? Perché un femminicidio sarebbe differente da un normale omicidio?

Partiamo con la definizione di femminicidio: “tipologia di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un individuo per motivi basati sul genere”.

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Da questa definizione si può comprendere che una delle differenze principali si può trovare nel genere delle persone coinvolte. In un femminicidio assistiamo ad una violenza unilaterale dell’individuo di genere maschile nei confronti di quello femminile.  Differentemente, nell’omicidio “standard”, il genere dell’omicida e della vittima non rappresentano una costante come nel caso del femminicidio.

Un’altra prova dell’esistenza di questo fenomeno è riscontrabile nelle motivazioni con le quali viene commesso un femminicidio. Il movente di cui stiamo parlando (si ricorda dal punto di vista sociologico e non psicologico) è la convinzione del carnefice di essere autorizzato a commettere l’atto per la presunzione di essere “migliore” rispetto al soggetto femminile. 

Con questa falsa ed ipocrita presunzione il soggetto maschile si avvale della sua superiorità fisica per commettere ignobilmente delle indicibili violenze sulla vittima.

Sperando di aver convinto gli scettici sull’esistenza del femminicidio riteniamo opportuno specificare la motivazione per la quale sia importante riconoscere l’esistenza di questa ingiusta realtà.

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La mente di ogni essere umano si è sviluppata in modo tale da attivare dei meccanismi di difesa quando incombono dei problemi. Questi ultimi vengono rilevati dai nostri sensi i quali captano il problema e, come un allarme, inviano il messaggio al nostro cervello.

All’interno di questo processo di autodifesa è fondamentale il momento in cui un problema viene rilevato perché, se ciò non avvenisse, sarebbe impossibile risolverlo. Per fare un esempio: “è solamente quando l’acqua esce dalla pentola che ti accorgi che il gas è troppo alto”.

Ed ecco spiegato perché è così importante far comprendere a chiunque dell’esistenza del femminicidio. Essendo un fenomeno sociale riguarda, per definizione, chiunque sia nella nostra società. Solamente con una netta presa di posizione comune si può contrastare attivamente questo becero fenomeno.

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Siamo nel 2023 e troviamo assurdo che ci sia ancora chi con la presunzione di essere superiore si avvalga del diritto di nuocere ad una donna. Ci stringiamo a tutta la collettività in quello che deve essere un momento di riflessione comune affinché certe ingiustizie diventino sempre più un ricordo lontano.

 

Pensando ad un modo quanto più corretto possibile per concludere questo breve scritto vogliamo rivolgerci a tutte coloro che sono state tuttora o in passato vittime di violenze.

Vogliamo ricordarvi che non siete sole ad affrontare questa lotta perché il vostro problema è anche un nostro problema.

 

Non sentitevi in colpa se volete bene a voi stesse. 

Non sentitevi in colpa se volete stare bene.

Non sentitevi in colpa se avete paura. 

Non sentitevi in colpa se volete vivere serenamente. 

Non sentitevi in colpa se volete amare.

Non sentitevi in colpa se volete lasciare qualcuno.

Non sentitevi in colpa per la sua gelosia

Non sentitevi in colpa.

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